SANTA MARIA NOVELLA STORIA – SECONDA PARTE

2. La Chiesa

L’antica chiesa

L’antica chiesa di S. Maria Novella o S. Maria delle Vigne esisteva già nel X secolo, ma intorno all’anno 1090 era ridotta in precarie condizioni, tanto che si pensò di ricostruirla.
Il vescovo di Firenze Ranieri (o Raniero) consacrò il nuovo edificio nel 1094.
Il presbiterio occupava l’area dell’attuale sacrestia e il corpo, con la facciata volta ad oriente, giungeva presso a poco al centro della navata principale della chiesa odierna.
Davanti alla facciata si trovava un recinto adibito a cimitero (il cimitero di “Plaona”) e dietro l’abside sorgevano la dimora del rettore e alcune casette a disposizione dei canonici.

Il nome di S. Maria inter vineas dimostra che essa era situata fuori dalle mura cittadine, in aperta campagna, dove la coltura principale era quella della vite.
L’altro nome, quello che le è rimasto fino ad oggi, di S. Maria Novella, ha avuto varie spiegazioni. La più verosimile sembra quella del Brown.
Nel VI secolo, prima per la presenza di Goti e Bizantini, poi per la calata dei Longobardi, la città venne abbandonata dalla maggior parte degli abitanti, che si ritirarono a Fiesole, lasciando incolti i campi nei dintorni di Firenze.
Tra il VII e l’VIII secolo, consolidatosi il dominio longobardo, i fiorentini ritornarono, riprendendo la coltivazione dei terreni a Nord-Ovest della città. I campi rimessi a coltura, dopo un lungo periodo di abbandono, nel medioevo venivano chiamati novellæ terræ novellæ. In una di queste novelle, a poca distanza da un avvallamento solcato allora dal Mugnone (Vallis Funda, oggi Valfonda), venne edificata, per l’assistenza degli abitanti del contado, una piccola chiesa dedicata alla Madonna, che venne chiamata S. Maria in Novella.

Con l’arrivo dei Frati Domenicani sia la chiesa che i locali destinati all’abitazione si rivelarono ben presto inadeguati alle esigente di una comunità in continua espansione. Infatti, ai primi religiosi giunti da Bologna se ne aggiunsero altri nativi di Firenze e dintorni, affascinati dall’ideale apostolico che S. Domenico aveva dato al suo ordine. Quando poi, nel 1244, venne a predicare a Firenze un noto oratore domenicano, fra Pietro da Verona (S. Pietro martire), la piccola chiesa non fu in grado di accogliere i numerosi fedeli che accorrevano ad ascoltarlo.

Anche la piazza antistante (l’attuale piazza dell’Unità d’Italia, che fino al 1866 si è chiamata piazza di S. Maria Novella) era troppo angusta, per cui fu necessario un decreto della Repubblica per ampliarla  a dimensioni più adeguate. Una soluzione provvisoria che evidenziò la necessità di un tempio ben più vasto di quello esistente.

(continua)